1492: gli ebrei
Abbiamo notizie
della presenza di comunità ebraiche in Spagna già a partire dal secolo X,
quando furono espulsi dalla Giudea dall'imperatore Tito e precedentemente da Nabucodonosor. Durante l'epoca romana gli ebrei si
stabilirono nei nuclei di popolazione culturalmente più avanzati, in particolar
modo in Andalusia e lungo la costa mediterranea. Queste zone sono le stesse
nelle quali continueranno a stabilirsi nel periodo medioevale. In epoca
visigotica vivevano in comunità indipendenti l'una dall'altra pagando però
tasse speciali; infatti il primo codice visigotico
La persecuzione contro gli ebrei si fece particolarmente intensa quando avvenne
la conversione al cattolicesimo del re Recardo nel
589 d. c. Comunque sia la situazione di questi ultimi era destinata a
peggiorare ulteriormente: nel 612 il re Sisebuto
pubblicò una legge in virtù della quale tutti i figli avuti da matrimoni misti
dovevano essere obbligatoriamente battezzati, inoltre decretò l'espulsione degli
ebrei. Tutto ciò ebbe come diretta conseguenza la conversione di molti di loro
alla fede cattolica, una conversione solamente apparente poiché segretamente
restavano fedeli alle loro antiche credenze.
Di fronte all'invasione araba del 711 la Spagna visigota capitolò, accettando
le condizioni vantaggiose proposte dai vincitori. Dopo l'invasione della
penisola Iberica gli occupanti islamici adottarono una politica di tolleranza
verso gli ebrei ed i cristiani che generalmente, in cambio di un tributo, potevano
conservare i loro usi e costumi ed avere anche una giurisdizione autonoma. La
prima fase del dominio arabo è rappresentata dalla monarchia omniade (756-1008) che a partire dal IX secolo sviluppò
un'economia commerciale basata su una buona circolazione monetaria.
Con l'aumento della liquidità monetaria creebero i
consumi e Al-Andalus, nome arabo della Spagna
occupata, godette di un periodo di splendore. Nel momento stesso della
conquista iniziò il processo di islamizzazione della società visigoto-romana.
L'islamizzazione dei costumi, della cultura, della mentalità procedette
rapidamente, non perché gli arabi svolgessero un'azione di proselitismo, anzi
non amavano imporre la loro fede con forza, ma perché la situazione degli
ispano-goti sotto il regime aristocratico visigotico era enormemente più
pesante, stante la quasi completa assenza di diritti civili riconosciuti alle
fasce non nobili della popolazione. L'islam si presentò ai loro occhi come una
religione in grado di realizzare una maggiore uguaglianza.
Sul piano politico, Al-Andalus si trasformò in una
struttura statale centralista molto orientalizzante, che ebbe il suo culmine
nel 929, quando Abd-al-Rahman venne proclamato
Califfo: questo titolo, rispetto a quello dei suoi predecessori, che erano emiri,
includeva l'autorità religiosa oltre a quella civile. Alla morte del dittatore,
però, la centralizzazione non resse, e lo stato si frammentò in piccoli regni,
detti taifas. I regni dei taifas
erano politicamente deboli e naturalmente la debolezza politica favorì il
rafforzamento territoriale dei cristiani, che nel 1085 occuparono Toledo.
Arrivano allora come rinforzo dal Maghreb gli Almoravidi che in cinque anni riuscirono a riunificare lo
stato pur senza riconquistare Toledo. La loro presenza in Spagna fu però
malvista non solo dai cristiani ma anche dagli stessi arabi, ed essendo di
etnie differenti si scatenò tra loro un conflitto religioso, i musulmani di Al-Andalus, infatti, non accettavano un'interpretazione
letterale del Corano contrariamente agli Almoravidi.
Così dai regni taifas si sviluppò, nel 1144-1145, una
ribellione anti-almoravida. Parallelamente al
processo di riunificazione del territorio arabo si verificò il fenomeno che
conosciamo con il nome di Reconquista, cioè il
passaggio nelle mani dei cristiani della maggior parte di Al-Andalus
e del Levante. La Reconquista si completò
fondamentalmente durante i regni di Ferdinando III, Alfonso X e Sancho IV. Durante questo periodo saltò completamente
l'equilibrio tra le etnie cristiana, araba ed ebrea. Nel 1050 il Concilio di
Costanza proibì agli ebrei di vivere nelle stesse case dei cristiani. La loro
testimonianza nelle cause intentate contro i cristiani non venne ammessa.
Tuttavia queste misure, appoggiate in genere dal popolo, trovavano una certa
ostilità nell'alta nobiltà e nella monarchia. Eccezionali furono anche le
stragi dei mudéjares nel regno di Leòn
nel 1178 e nel 1230. La restante popolazione cristiana era divisa in uomini
liberi e servi. Questa struttura è in buona misura prodotta dal processo di feudalizzazione, più che dall'applicazione dell'antico
modello visigotico.
La persecuzione degli ebrei e l'assalto ai loro quartieri coincisero quasi
sempre con i periodi di carestia e di crisi economica. Gli ebrei venivano
sempre accusati di arricchirsi a scapito degli altri e di condurre una vita
opulenta. L'usura e la riscossione delle imposte li rendevano particolarmente
impopolari in epoca di crisi. Nel secolo quattordicesimo l'odio verso gli ebrei
aumentò in tutto il territorio peninsulare, incoraggiato da una corrente di
opinioni che faceva capo alla Chiesa, specialmente ai domenicani e ai
francescani. Inoltre il quattordicesimo secolo fu caratterizzato da una crisi
economica e sociale, i cui aspetti più tragici furono le guerre, il deterioramento
delle coltivazioni, la peste nera e il carovita. La popolazione soffriva la
fame e come conseguenza di tutto ciò cominciò ad accusare gli ebrei colpevoli
di attrarre le disgrazie. Nel 1311 si tenne un importante concilio nella città
francese di Vienne dove vennero stabilite precise
misure contro di loro. L'assemblea decretò il divieto per gli ebrei di
rivestire incarichi pubblici e politici, inoltre venne loro impedito di
svolgere attività di usura. Infine erano obbligati a portare sui loro vestiti un
simbolo che permettesse di distinguerli dai cristiani e dovevano pagare la
decima alla Chiesa. Tra i principali istigatori dell'odio contro gli ebrei
figura Abner de Burgos che fu il creatore
dell'ideologia che servì di base alle persecuzioni posteriori.
Nel 1335 i quartieri ebraici di Toledo e di Cuenca
furono assaltati dai cristiani e dai musulmani. Gli attacchi ai ghetti si
succedettero soprattutto durante la guerra civile tra Pedro Primo il Crudele e
Enrico Secondo di Castiglia. Anche a Siviglia a partire dal 1378 cominciò la
persecuzione antisemita promossa dall'arcivescovo di Ecija
Fernand Martínez;
quest'ultimo chiedeva la distruzione di tutte le sinagoghe e desiderava che gli
ebrei fossero rinchiusi nei loro quartieri affinché non potessero avere alcun
genere di contatto con i cristiani.
All'inizio del XV secolo e più precisamente tra il 1412 e il 1415, venne
promulgata una legge di estrema crudeltà contro gli ebrei: l'ordinamento di Valladolid, che pregiudicava gravemente i loro interessi
economici e sociali. Il suo fine, però, non era quello di espellere o di
cacciare gli ebrei dal territorio peninsulare ma di riuscire a sottometterli
efficacemente. Avevano l'obbligo di vivere in quartieri separati, di indossare
sopra i vestiti un simbolo che permettesse di distinguerli dai cristiani, di
portare capelli e barba lunghi e inoltre non potevano utilizzare nomi
cristiani. Dal punto di vista economico non potevano riscuotere le imposte né
occupare cariche amministrative al servizio del re, della corte e della
nobiltà. Veniva infine proibito a medici ebrei di curare malati cristiani e
farmacisti e speziali ebrei non potevano vendere i loro prodotti. Quindi la
loro situazione, a metà del secolo XV era già molto difficile. Proprio in
questo periodo Juan secondo di Castiglia e il suo ministro Alvaro de Luna
cercarono di attenuare la durezza delle leggi antisemite promulgando nel 1443
la Pragmatica di Arevalo che concedeva maggiore
libertà agli ebrei. Comunque sia gli effetti di questa disposizione furono poco
duraturi. Infatti nel 1460 il francescano Alonso de Espina,
confessore del re e persona di grande influenza nella corte, pubblicò la sua
opera "Fortalitium Fidei
", nella quale analizzava ed enunciava la posizione della Chiesa nei
confronti dei suoi nemici: eretici, musulmani ed ebrei. Veniva qui espressa la
necessità di istituire un tribunale speciale di inquisizione che permettesse di
scoprire e condannare le false conversioni e di espellere gli ebrei dal
territorio. Questo tipo di tribunale chiamato "Santa inquisizione",
venne istituito in Spagna, e più precisamente nel regno di Castiglia, nel 1478
dopo una serie di negoziazioni con il pontefice Sisto Quarto. Questo nuovo
tribunale, diversamente dai tribunali dell'Inquisizione medievale che dipendevano
unicamente dal papato, era controllato dalla corona. L'Inquisizione fu
particolarmente dura con i conversos più umili, che
non si potevano difendere e fece eseguire molte sentenze di morte: fu questo il
periodo dei Re Cattolici che si concluderà con l'espulsione degli ebrei nel
1492.
Nel 1490 ebbe luogo il famoso processo del "Santo Bambino della
Guardia" durante il quale un gruppo di conversos
venne accusato di aver sequestrato un bambino cristiano al fine di ricordare la
Passione e la Morte di Gesù Cristo sulla croce. Furono catturati Yosef Franco
de Tembleque e altri sette partecipanti, giudicati
colpevoli e condannati a morte il 16 novembre 1491. Questo processo incrementò
l'odio contro gli ebrei e lo sfruttamento politico della situazione. Il 31
marzo 1492 venne promulgato il decreto di espulsione, secondo il quale gli
ebrei avrebbero dovuto abbandonare la Spagna entro tre mesi. Era permesso loro
di vendere i propri beni, ma non di lasciare il paese portando via oro, platino
e oggetti preziosi. Le sinagoghe, i cimiteri, le scuole e tutti i beni pubblici
degli ebrei furono confiscati e dichiarati proprietà del tesoro reale.
Nel 1492 gli
ebrei furono espulsi dalla Spagna e il 18 giugno dello stesso anno venne
promulgato il medesimo ordine di espulsione anche in Sicilia e in Sardegna
(appartenenti entrambe alla Spagna). Fu così che, dopo una breve dilazione, nel
corso del 1492, anche le comunità ebraiche dell'Italia meridionale vennero
destinate alla scomparsa.
Nel 1500, con il trattato di Granata, il Regno di Napoli venne diviso fra Luigi
XII di Francia e Ferdinando il Cattolico di Spagna; nella lotta che ne seguì
fra francesi e spagnoli, questi ultimi prevalsero e nel 1505 entrano a Napoli e
anche lì cominciarono a scomparire le comunità ebraiche, un tempo fiorenti.
Verso la metà del 1500 giunsero in Italia gruppi di marrani provenienti dalla
Spagna. Marranos, in spagnolo, significa maiale o
maledetto, e denota il forte disprezzo che esisteva nei confronti degli ebrei
che si erano converiti alla religione cattolica per
poter rimanere in Spagna, dopo l'editto del 1492. Gli ebrei invece li
chiamavano anussim. Nonostante l'apparente
conversione, i marranos restavano profondamente
legati alla loro religione che professavano rinchiusi nelle loro case. Questa
pratica era molto pericolosa, infatti se venivano scoperti dall'inquisizione
rischiavano l'immediata condanna al rogo.
Proprio in quel periodo si andava formando in Italia un movimento messianico.
Nel 1524 David Reubeni, fratello del re della tribù
di Reuven, si recò a Roma da Papa Clemente Settimo
per proporgli di far combattere gli ebrei per la riconquista della Palestina. Reubeni ottenne l'approvazione del Papa e si recò quindi in
Portogallo dove i marranos l'accolsero trionfalmente.
Diego Piras, consigliere del re, all'arrivo di Reubeni si dichiarò ebreo, prendendo il nome di Salomone Molho. In seguito si recò con lo stesso Reubeni
da Carlo V al fine di indurlo a combattere i Turchi, che occupavano
Per quanto riguarda gli studi, le arti e la musica gli ebrei furono determinanti
durante tutto il periodo del Rinascimento. A questo proposito va ricordato il
Codice Avicenna, tradotto da Idn
Tibbon, uno dei codici più famosi del Rinascimento,
ornato di pregevolissime miniature.
Le
persecuzioni antiebraiche ebbero inizio in Spagna durante l'interregno del
1391, allorché 4.000 ebrei furono massacrati dai cattolici a Siviglia. Il
motivo di questa persecuzione è presto detto. Anzitutto bisogna dire che nel
rapporto arabi-ebrei le persecuzioni antisemite durarono solo fino al regno
di Omar, il califfato elettivo (632-661), che caratterizzò il periodo del
grande espansionismo arabo. Quando gli arabi o i berberi perseguitavano gli
ebrei non lo facevano perché questi erano "ebrei" ma perché erano
"avversari politici", non meno dei cattolici. |
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Quando
l'invasione in Spagna dei fanatici berberi Almohadi,
nel 1146, aveva posto fine alla pace assicurata dai califfi di Cordova, gli ebrei
erano semplicemente emigrati nella parte già dominata dai principi cristiani, i
quali li avevano accolti favorevolmente, proteggendoli e allo stesso tempo
sfruttandoli come fonte di reddito. Essendo loro proibita la proprietà
terriera, vivevano solo nelle città, dove esercitavano i commerci e il prestito
(agli ebrei p.es. era consentito di tenere aperte le botteghe in occasione
delle festività religiose, ma anche di effettuare prestiti a interesse, in
un'epoca in cui il denaro non veniva ancora considerato un mezzo per ottenere
ricchezza).
La
popolazione ebraica più numerosa e più prospera, nell'Europa del XIV secolo,
era proprio quella spagnola, dove le comunità bene organizzate godevano della
protezione particolare dei sovrani di Aragona e di Castiglia.
Grazie a
queste condizioni favorevoli gli ebrei di Spagna (1)
annoverarono fra loro una quantità di cortigiani, diplomatici, esattori delle
imposte, medici, astronomi e molti intellettuali (dagli averroisti dichiarati e
dagli esegeti biblici, ai poeti, sino ai traduttori di opere greche,
filosofiche e scientifiche, che fecero carriera al servizio dei loro signori e
che fecero guadagnare ai propri connazionali il titolo di "mediatori
culturali d'Europa").
Alla fine
del XV sec. la popolazione spagnola andava da un minimo di 5 milioni a un
massimo di 17 milioni di persone. Gli ebrei erano circa 200-300.000 e
generalmente vivevano una vita in condizioni assai migliori della grande maggioranza
dei contadini e dei pastori spagnoli.
Il modo di
comportarsi degli ebrei spagnoli non era molto diverso da quello esistente
negli altri paesi europei, con la differenza però che mentre in Spagna dominava
una cultura araba relativamente tollerante nei loro confronti, negli altri
paesi dominava una cultura cattolica che lo era assai meno.
In campo
cattolico le prime persecuzioni, anche se non esplicitamente antisemite,
iniziarono proprio in occasione della prima crociata (1095), quella dei
diseredati al seguito dei feudatari in cerca di fortuna, diretti verso oriente:
lo sterminio delle famiglie ebraiche era semplicemente un modo di arricchirsi o
di non pagare i debiti.
Una
disposizione canonica del III Concilio Laterano (1179), poco praticata, proibiva
agli ebrei e ai cristiani di vivere insieme. E il IV Concilio Lateranense
(1215) aveva stabilito che gli ebrei dovevano vivere in quartieri separati e
portare un segno di riconoscimento, consistente per gli uomini in cappelli di
foggia e colore particolare (giallo o rosso) o un disco di panno sul mantello,
mentre le donne dovevano avere un velo giallo sul capo, come le prostitute.
Nel 1242
furono pubblicamente arsi a Parigi ventiquattro carri di manoscritti ebraici di
grande valore. Nel 1290 molti ebrei erano già stati espulsi dall’Inghilterra,
dalla Normandia nel 1296, nel 1394 dalla Francia.
La peste
nera che si diffuse in Europa nel 1348 fu un nuovo motivo di persecuzione. Gli
ebrei furono infatti incolpati di diffondere la malattia avvelenando i pozzi,
rimanendone essi immuni. Se la prima accusa era falsa, la seconda nasceva da
un'osservazione probabilmente fondata: gli ebrei vivevano già raccolti e
isolati in un'unica zona della città, seguivano particolari e rigorose norme
igieniche per motivi religiosi e perciò la pestilenza non trovava tra loro
terreno fertile. La calunnia, che nacque e si diffuse in Germania, provocò
massacri e fughe. Molti ebrei fuggirono dal centro Europa e trovarono rifugio
anche nell'Italia settentrionale, in particolare nelle comunità di Venezia,
Padova, Ferrara, Mantova. Il numero degli ebrei che vivevano in Italia salì
allora a circa 50.000 su un totale di 11 milioni di abitanti.
I sovrani
spagnoli avevano dunque dei precedenti storici con cui poter legittimare le
loro decisioni in merito all'atteggiamento ufficiale da tenere nei confronti
della "questione ebraica". Di qui l'esigenza di imporre agli ebrei la
conversione al cristianesimo.
A Toledo
un esempio di conversione venne dato dall'ex consigliere privato del sovrano di
Castiglia Enrico di Trastamara (salito al trono nel
1369), seguito da quasi tutta
Quelli che
si convertirono al cattolicesimo (conversos)
continuavano a dominare l'economia, la cultura e talora anche le cariche
ecclesiastiche, suscitando il rancore dei cattolici di origine non ebraica, che
a poco a poco si vedevano sfuggire tutte le posizioni di potere. Il rancore
diventava violenza quando, in alcuni casi evidenti, gruppi di conversos mostravano che la loro adesione al
cattolicesimo era stata puramente formale e mossa dal desiderio di occupare o
di conservare cariche pubbliche o comunque posizioni di prestigio o facoltose,
mentre in privato continuavano a celebrare riti giudaici (p.es. il rispetto del
sabato o l'astinenza dalle carni di maiale o il digiuno del kippur) o
"giudaizzavano" pubblicamente i riti cattolici. P. es. nella
cattedrale di Cordoba si celebrava un ufficio dove molti riferimenti culturali
erano giudaici.
La
persecuzione popolare del 1381, seguita da quella degli anni 1413-14, in
occasione della disputa di Tortosa, era la risposta al fatto che gli ebrei si
erano trasformati da infedeli esterni alla chiesa cattolica in eretici interni
alla stessa chiesa. Gli ebrei caratterizzati da queste conversioni forzate e
ambigue venivano chiamati "marrani", dal significato incerto: in
ebraico sembra volesse dire "apparenza dell'occhio", cioè
"formalismo", ma voleva dire anche "apostata". In lingua
spagnola però voleva dire "porco" (animale proibito nella cultura
ebraica) e in seguito prese a indicare una persona abominevole, perché credente
senza fede.
Dal 1412 i
re di Castiglia e di Aragona attuarono una politica di conversioni forzate e
per renderla più efficace moltiplicarono i divieti e le pratiche di
emarginazione. Decisero infine di introdurre in Castiglia l’Inquisizione già
presente in Aragona, proprio per evitare i pogrom, eliminando i focolai di giudaizzazione. Con l’approvazione da parte di papa Sisto
IV nasceva così nel 1478 l’Inquisizione spagnola, e già due anni dopo
iniziarono i processi contro i giudaizzanti.
Quanti
furono i condannati a morte è difficile dirlo. Uno specialista danese, Gustav Henningsen, completato lo spoglio di 50.000 processi che
coprono l'arco di 140 anni, ha reperito circa 500 casi di condanne a morte
eseguite, cioè l'1%. Lo storico J. A. Llorente
registra quasi 32.000 arsi vivi e più di 290.000 condannati al carcere (Histoire critique de l’inquisition d’Espagne, Paris, 1818).
Nel 1492
l'Inquisizione, ritenendo gli ebrei responsabili della sopravvivenza del
marrano, propugna una soluzione "radicale" e chiede che tutti gli
ebrei che non si vogliono convertire vengano espulsi dal paese. Si parla di
"cospirazione marrano-ebraica". In sostanza il fallimento
dell'Inquisizione porta i sovrani spagnoli a ordinare agli ebrei di convertirsi
entro quattro mesi oppure di lasciare la Spagna, rinunciando ai propri beni
Quelli
emigrati dopo l'editto reale del 1492 furono da 150.000 a 200.000. Quelli
rimasti in Spagna, perché disposti a ricevere il battesimo furono circa 50.000.
Molti di questi conversos poi si pentirono,
tornarono alle pratiche giudaiche e furono duramente perseguitati
dall'Inquisizione spagnola (vedi i cosiddetti "statuti di limpieza de sangre").
Lo storico statunitense Edward Peters sostiene che
tra il 1550 e il 1800 vennero emesse 3000 sentenze di morte secondo verdetto inquisitoriale. Il 18 giugno del 1492 venne dato ordine di
espulsione anche dalla Sicilia e dalla Sardegna (appartenenti alla Spagna).
Usciti dal
paese, circa 120.000 andarono in Portogallo, che aveva allora poco più di un
milione di abitanti e dove già esistevano circa 75.000 ebrei. Nel 1497 venne
decisa, per ordine del re Manuel I, l’espulsione degli ebrei anche dal
Portogallo (ci fu un pogrom a Lisbona nel 1506), dove però l’Inquisizione fu
introdotta soltanto nel 1536. Fuggirono verso l'impero turco (Istanbul,
Salonicco) e in parte verso i Paesi bassi e l'Italia centrosettentrionale,
alcuni persino nel Nuovo Mondo.
La
conquista spagnola del Regno di Napoli, nel 1504, segnò la fine delle
numerosissime comunità ebraiche dell’Italia meridionale, anch’esse costrette a
scegliere tra esilio e nascondimento nel marranesimo.
Dunque
dopo più di otto secoli di vita nel paese iberico centinaia di migliaia di
persone dovettero abbandonare una terra che sentivano come propria, al cui
sviluppo politico, sociale, economico, linguistico e culturale avevano
attivamente collaborato, la cui lingua avevano creato insieme con gli spagnoli
e con gli arabi. L'espulsione degli arabi e degli ebrei toglierà alla Spagna
per molti secoli l'incentivo a trasformarsi in nazione capitalistica, segnando
il suo destino nelle guerre contro i paesi più avanzati d'Europa.
Calendario 1492
1492 negli altri calendari |
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1492 |
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2245 |
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940 — 941 |
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2442 |
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7000 — 7001 |
|
2036 |
|
4188 — 4189 |
|
1208 — 1209 |
|
5251 — 5252 |
|
1484 — 1485 |
|
|
|
897 — 898 |
|
870 — 871 |
Indice ·
1
Eventi ·
3
Nati ·
4
Morti |
Il 12 ottobre 1492 Colombo scopre l'America. Inizia convenzionalmente l'età moderna.
Spagna:
- 1474: inizia il regno di Ferdinando e Isabella.
- 1478: una bolla di papa Sisto IV istituisce l’Inquisizione in Castiglia.
- 1482: primi tribunali a Siviglia, Cordova, Saragozza e Valencia.
è nominato primo Inquisitore Generale di Castiglia e di Aragona.- 1492: vittoria cristiana su Granada; editto di espulsione degli ebrei; Colombo scopre l’America.