1492: gli ebrei

 

Gli ebrei in Spagna

Abbiamo notizie della presenza di comunità ebraiche in Spagna già a partire dal secolo X, quando furono espulsi dalla Giudea dall'imperatore Tito e precedentemente da Nabucodonosor. Durante l'epoca romana gli ebrei si stabilirono nei nuclei di popolazione culturalmente più avanzati, in particolar modo in Andalusia e lungo la costa mediterranea. Queste zone sono le stesse nelle quali continueranno a stabilirsi nel periodo medioevale. In epoca visigotica vivevano in comunità indipendenti l'una dall'altra pagando però tasse speciali; infatti il primo codice visigotico la "Lex Romana Visigothorum", incluse leggi romane che restringevano fortemente i diritti degli ebrei, non permettendogli di rivestire cariche pubbliche, di potersi sposare con persone di origini razziali differenti, infine di costruire nuove sinagoghe.
La persecuzione contro gli ebrei si fece particolarmente intensa quando avvenne la conversione al cattolicesimo del re Recardo nel 589 d. c. Comunque sia la situazione di questi ultimi era destinata a peggiorare ulteriormente: nel 612 il re Sisebuto pubblicò una legge in virtù della quale tutti i figli avuti da matrimoni misti dovevano essere obbligatoriamente battezzati, inoltre decretò l'espulsione degli ebrei. Tutto ciò ebbe come diretta conseguenza la conversione di molti di loro alla fede cattolica, una conversione solamente apparente poiché segretamente restavano fedeli alle loro antiche credenze.
Di fronte all'invasione araba del 711 la Spagna visigota capitolò, accettando le condizioni vantaggiose proposte dai vincitori. Dopo l'invasione della penisola Iberica gli occupanti islamici adottarono una politica di tolleranza verso gli ebrei ed i cristiani che generalmente, in cambio di un tributo, potevano conservare i loro usi e costumi ed avere anche una giurisdizione autonoma. La prima fase del dominio arabo è rappresentata dalla monarchia omniade (756-1008) che a partire dal IX secolo sviluppò un'economia commerciale basata su una buona circolazione monetaria.
Con l'aumento della liquidità monetaria creebero i consumi e Al-Andalus, nome arabo della Spagna occupata, godette di un periodo di splendore. Nel momento stesso della conquista iniziò il processo di islamizzazione della società visigoto-romana. L'islamizzazione dei costumi, della cultura, della mentalità procedette rapidamente, non perché gli arabi svolgessero un'azione di proselitismo, anzi non amavano imporre la loro fede con forza, ma perché la situazione degli ispano-goti sotto il regime aristocratico visigotico era enormemente più pesante, stante la quasi completa assenza di diritti civili riconosciuti alle fasce non nobili della popolazione. L'islam si presentò ai loro occhi come una religione in grado di realizzare una maggiore uguaglianza.
Sul piano politico, Al-Andalus si trasformò in una struttura statale centralista molto orientalizzante, che ebbe il suo culmine nel 929, quando Abd-al-Rahman venne proclamato Califfo: questo titolo, rispetto a quello dei suoi predecessori, che erano emiri, includeva l'autorità religiosa oltre a quella civile. Alla morte del dittatore, però, la centralizzazione non resse, e lo stato si frammentò in piccoli regni, detti taifas. I regni dei taifas erano politicamente deboli e naturalmente la debolezza politica favorì il rafforzamento territoriale dei cristiani, che nel 1085 occuparono Toledo. Arrivano allora come rinforzo dal Maghreb gli Almoravidi che in cinque anni riuscirono a riunificare lo stato pur senza riconquistare Toledo. La loro presenza in Spagna fu però malvista non solo dai cristiani ma anche dagli stessi arabi, ed essendo di etnie differenti si scatenò tra loro un conflitto religioso, i musulmani di Al-Andalus, infatti, non accettavano un'interpretazione letterale del Corano contrariamente agli Almoravidi. Così dai regni taifas si sviluppò, nel 1144-1145, una ribellione anti-almoravida. Parallelamente al processo di riunificazione del territorio arabo si verificò il fenomeno che conosciamo con il nome di Reconquista, cioè il passaggio nelle mani dei cristiani della maggior parte di Al-Andalus e del Levante. La Reconquista si completò fondamentalmente durante i regni di Ferdinando III, Alfonso X e Sancho IV. Durante questo periodo saltò completamente l'equilibrio tra le etnie cristiana, araba ed ebrea. Nel 1050 il Concilio di Costanza proibì agli ebrei di vivere nelle stesse case dei cristiani. La loro testimonianza nelle cause intentate contro i cristiani non venne ammessa. Tuttavia queste misure, appoggiate in genere dal popolo, trovavano una certa ostilità nell'alta nobiltà e nella monarchia. Eccezionali furono anche le stragi dei mudéjares nel regno di Leòn nel 1178 e nel 1230. La restante popolazione cristiana era divisa in uomini liberi e servi. Questa struttura è in buona misura prodotta dal processo di feudalizzazione, più che dall'applicazione dell'antico modello visigotico.
La persecuzione degli ebrei e l'assalto ai loro quartieri coincisero quasi sempre con i periodi di carestia e di crisi economica. Gli ebrei venivano sempre accusati di arricchirsi a scapito degli altri e di condurre una vita opulenta. L'usura e la riscossione delle imposte li rendevano particolarmente impopolari in epoca di crisi. Nel secolo quattordicesimo l'odio verso gli ebrei aumentò in tutto il territorio peninsulare, incoraggiato da una corrente di opinioni che faceva capo alla Chiesa, specialmente ai domenicani e ai francescani. Inoltre il quattordicesimo secolo fu caratterizzato da una crisi economica e sociale, i cui aspetti più tragici furono le guerre, il deterioramento delle coltivazioni, la peste nera e il carovita. La popolazione soffriva la fame e come conseguenza di tutto ciò cominciò ad accusare gli ebrei colpevoli di attrarre le disgrazie. Nel 1311 si tenne un importante concilio nella città francese di Vienne dove vennero stabilite precise misure contro di loro. L'assemblea decretò il divieto per gli ebrei di rivestire incarichi pubblici e politici, inoltre venne loro impedito di svolgere attività di usura. Infine erano obbligati a portare sui loro vestiti un simbolo che permettesse di distinguerli dai cristiani e dovevano pagare la decima alla Chiesa. Tra i principali istigatori dell'odio contro gli ebrei figura Abner de Burgos che fu il creatore dell'ideologia che servì di base alle persecuzioni posteriori.
Nel 1335 i quartieri ebraici di Toledo e di Cuenca furono assaltati dai cristiani e dai musulmani. Gli attacchi ai ghetti si succedettero soprattutto durante la guerra civile tra Pedro Primo il Crudele e Enrico Secondo di Castiglia. Anche a Siviglia a partire dal 1378 cominciò la persecuzione antisemita promossa dall'arcivescovo di Ecija Fernand Martínez; quest'ultimo chiedeva la distruzione di tutte le sinagoghe e desiderava che gli ebrei fossero rinchiusi nei loro quartieri affinché non potessero avere alcun genere di contatto con i cristiani.
All'inizio del XV secolo e più precisamente tra il 1412 e il 1415, venne promulgata una legge di estrema crudeltà contro gli ebrei: l'ordinamento di Valladolid, che pregiudicava gravemente i loro interessi economici e sociali. Il suo fine, però, non era quello di espellere o di cacciare gli ebrei dal territorio peninsulare ma di riuscire a sottometterli efficacemente. Avevano l'obbligo di vivere in quartieri separati, di indossare sopra i vestiti un simbolo che permettesse di distinguerli dai cristiani, di portare capelli e barba lunghi e inoltre non potevano utilizzare nomi cristiani. Dal punto di vista economico non potevano riscuotere le imposte né occupare cariche amministrative al servizio del re, della corte e della nobiltà. Veniva infine proibito a medici ebrei di curare malati cristiani e farmacisti e speziali ebrei non potevano vendere i loro prodotti. Quindi la loro situazione, a metà del secolo XV era già molto difficile. Proprio in questo periodo Juan secondo di Castiglia e il suo ministro Alvaro de Luna cercarono di attenuare la durezza delle leggi antisemite promulgando nel 1443 la Pragmatica di Arevalo che concedeva maggiore libertà agli ebrei. Comunque sia gli effetti di questa disposizione furono poco duraturi. Infatti nel 1460 il francescano Alonso de Espina, confessore del re e persona di grande influenza nella corte, pubblicò la sua opera "Fortalitium Fidei ", nella quale analizzava ed enunciava la posizione della Chiesa nei confronti dei suoi nemici: eretici, musulmani ed ebrei. Veniva qui espressa la necessità di istituire un tribunale speciale di inquisizione che permettesse di scoprire e condannare le false conversioni e di espellere gli ebrei dal territorio. Questo tipo di tribunale chiamato "Santa inquisizione", venne istituito in Spagna, e più precisamente nel regno di Castiglia, nel 1478 dopo una serie di negoziazioni con il pontefice Sisto Quarto. Questo nuovo tribunale, diversamente dai tribunali dell'Inquisizione medievale che dipendevano unicamente dal papato, era controllato dalla corona. L'Inquisizione fu particolarmente dura con i conversos più umili, che non si potevano difendere e fece eseguire molte sentenze di morte: fu questo il periodo dei Re Cattolici che si concluderà con l'espulsione degli ebrei nel 1492. 
Nel 1490 ebbe luogo il famoso processo del "Santo Bambino della Guardia" durante il quale un gruppo di conversos venne accusato di aver sequestrato un bambino cristiano al fine di ricordare la Passione e la Morte di Gesù Cristo sulla croce. Furono catturati Yosef Franco de Tembleque e altri sette partecipanti, giudicati colpevoli e condannati a morte il 16 novembre 1491. Questo processo incrementò l'odio contro gli ebrei e lo sfruttamento politico della situazione. Il 31 marzo 1492 venne promulgato il decreto di espulsione, secondo il quale gli ebrei avrebbero dovuto abbandonare la Spagna entro tre mesi. Era permesso loro di vendere i propri beni, ma non di lasciare il paese portando via oro, platino e oggetti preziosi. Le sinagoghe, i cimiteri, le scuole e tutti i beni pubblici degli ebrei furono confiscati e dichiarati proprietà del tesoro reale. 

Gli ebrei in Italia

Nel 1492 gli ebrei furono espulsi dalla Spagna e il 18 giugno dello stesso anno venne promulgato il medesimo ordine di espulsione anche in Sicilia e in Sardegna (appartenenti entrambe alla Spagna). Fu così che, dopo una breve dilazione, nel corso del 1492, anche le comunità ebraiche dell'Italia meridionale vennero destinate alla scomparsa.
Nel 1500, con il trattato di Granata, il Regno di Napoli venne diviso fra Luigi XII di Francia e Ferdinando il Cattolico di Spagna; nella lotta che ne seguì fra francesi e spagnoli, questi ultimi prevalsero e nel 1505 entrano a Napoli e anche lì cominciarono a scomparire le comunità ebraiche, un tempo fiorenti.
Verso la metà del 1500 giunsero in Italia gruppi di marrani provenienti dalla Spagna. Marranos, in spagnolo, significa maiale o maledetto, e denota il forte disprezzo che esisteva nei confronti degli ebrei che si erano converiti alla religione cattolica per poter rimanere in Spagna, dopo l'editto del 1492. Gli ebrei invece li chiamavano anussim. Nonostante l'apparente conversione, i marranos restavano profondamente legati alla loro religione che professavano rinchiusi nelle loro case. Questa pratica era molto pericolosa, infatti se venivano scoperti dall'inquisizione rischiavano l'immediata condanna al rogo.
Proprio in quel periodo si andava formando in Italia un movimento messianico. Nel 1524 David Reubeni, fratello del re della tribù di Reuven, si recò a Roma da Papa Clemente Settimo per proporgli di far combattere gli ebrei per la riconquista della Palestina. Reubeni ottenne l'approvazione del Papa e si recò quindi in Portogallo dove i marranos l'accolsero trionfalmente. Diego Piras, consigliere del re, all'arrivo di Reubeni si dichiarò ebreo, prendendo il nome di Salomone Molho. In seguito si recò con lo stesso Reubeni da Carlo V al fine di indurlo a combattere i Turchi, che occupavano la Terra Santa, con un esercito di ebrei. Intanto, però, gli ebrei italiani cominciarono a temere la figura di Molho e furono loro stessi a denunciarlo all'inquisizione, che lo condannò al rogo. Salomone Molho fu arso a Mantova.
Per quanto riguarda gli studi, le arti e la musica gli ebrei furono determinanti durante tutto il periodo del Rinascimento. A questo proposito va ricordato il Codice Avicenna, tradotto da Idn Tibbon, uno dei codici più famosi del Rinascimento, ornato di pregevolissime miniature.

Le persecuzioni antiebraiche ebbero inizio in Spagna durante l'interregno del 1391, allorché 4.000 ebrei furono massacrati dai cattolici a Siviglia.

Il motivo di questa persecuzione è presto detto. Anzitutto bisogna dire che nel rapporto arabi-ebrei le persecuzioni antisemite durarono solo fino al regno di Omar, il califfato elettivo (632-661), che caratterizzò il periodo del grande espansionismo arabo. Quando gli arabi o i berberi perseguitavano gli ebrei non lo facevano perché questi erano "ebrei" ma perché erano "avversari politici", non meno dei cattolici.

Ebrei di Spagna

Quando l'invasione in Spagna dei fanatici berberi Almohadi, nel 1146, aveva posto fine alla pace assicurata dai califfi di Cordova, gli ebrei erano semplicemente emigrati nella parte già dominata dai principi cristiani, i quali li avevano accolti favorevolmente, proteggendoli e allo stesso tempo sfruttandoli come fonte di reddito. Essendo loro proibita la proprietà terriera, vivevano solo nelle città, dove esercitavano i commerci e il prestito (agli ebrei p.es. era consentito di tenere aperte le botteghe in occasione delle festività religiose, ma anche di effettuare prestiti a interesse, in un'epoca in cui il denaro non veniva ancora considerato un mezzo per ottenere ricchezza).

La popolazione ebraica più numerosa e più prospera, nell'Europa del XIV secolo, era proprio quella spagnola, dove le comunità bene organizzate godevano della protezione particolare dei sovrani di Aragona e di Castiglia.

Grazie a queste condizioni favorevoli gli ebrei di Spagna (1) annoverarono fra loro una quantità di cortigiani, diplomatici, esattori delle imposte, medici, astronomi e molti intellettuali (dagli averroisti dichiarati e dagli esegeti biblici, ai poeti, sino ai traduttori di opere greche, filosofiche e scientifiche, che fecero carriera al servizio dei loro signori e che fecero guadagnare ai propri connazionali il titolo di "mediatori culturali d'Europa").

Alla fine del XV sec. la popolazione spagnola andava da un minimo di 5 milioni a un massimo di 17 milioni di persone. Gli ebrei erano circa 200-300.000 e generalmente vivevano una vita in condizioni assai migliori della grande maggioranza dei contadini e dei pastori spagnoli.

Il modo di comportarsi degli ebrei spagnoli non era molto diverso da quello esistente negli altri paesi europei, con la differenza però che mentre in Spagna dominava una cultura araba relativamente tollerante nei loro confronti, negli altri paesi dominava una cultura cattolica che lo era assai meno.

In campo cattolico le prime persecuzioni, anche se non esplicitamente antisemite, iniziarono proprio in occasione della prima crociata (1095), quella dei diseredati al seguito dei feudatari in cerca di fortuna, diretti verso oriente: lo sterminio delle famiglie ebraiche era semplicemente un modo di arricchirsi o di non pagare i debiti.

Una disposizione canonica del III Concilio Laterano (1179), poco praticata, proibiva agli ebrei e ai cristiani di vivere insieme. E il IV Concilio Lateranense (1215) aveva stabilito che gli ebrei dovevano vivere in quartieri separati e portare un segno di riconoscimento, consistente per gli uomini in cappelli di foggia e colore particolare (giallo o rosso) o un disco di panno sul mantello, mentre le donne dovevano avere un velo giallo sul capo, come le prostitute.

Nel 1242 furono pubblicamente arsi a Parigi ventiquattro carri di manoscritti ebraici di grande valore. Nel 1290 molti ebrei erano già stati espulsi dall’Inghilterra, dalla Normandia nel 1296, nel 1394 dalla Francia.

La peste nera che si diffuse in Europa nel 1348 fu un nuovo motivo di persecuzione. Gli ebrei furono infatti incolpati di diffondere la malattia avvelenando i pozzi, rimanendone essi immuni. Se la prima accusa era falsa, la seconda nasceva da un'osservazione probabilmente fondata: gli ebrei vivevano già raccolti e isolati in un'unica zona della città, seguivano particolari e rigorose norme igieniche per motivi religiosi e perciò la pestilenza non trovava tra loro terreno fertile. La calunnia, che nacque e si diffuse in Germania, provocò massacri e fughe. Molti ebrei fuggirono dal centro Europa e trovarono rifugio anche nell'Italia settentrionale, in particolare nelle comunità di Venezia, Padova, Ferrara, Mantova. Il numero degli ebrei che vivevano in Italia salì allora a circa 50.000 su un totale di 11 milioni di abitanti.

I sovrani spagnoli avevano dunque dei precedenti storici con cui poter legittimare le loro decisioni in merito all'atteggiamento ufficiale da tenere nei confronti della "questione ebraica". Di qui l'esigenza di imporre agli ebrei la conversione al cristianesimo.

A Toledo un esempio di conversione venne dato dall'ex consigliere privato del sovrano di Castiglia Enrico di Trastamara (salito al trono nel 1369), seguito da quasi tutta la comunità. Un ex rabbino convertito al cristianesimo divenne addirittura vescovo a Burgos e membro del Consiglio di Reggenza in Castiglia. Complessivamente le conversioni nei regni d'Aragona e di Castiglia si aggirarono intorno alle 230.000 unità.

Quelli che si convertirono al cattolicesimo (conversos) continuavano a dominare l'economia, la cultura e talora anche le cariche ecclesiastiche, suscitando il rancore dei cattolici di origine non ebraica, che a poco a poco si vedevano sfuggire tutte le posizioni di potere. Il rancore diventava violenza quando, in alcuni casi evidenti, gruppi di conversos mostravano che la loro adesione al cattolicesimo era stata puramente formale e mossa dal desiderio di occupare o di conservare cariche pubbliche o comunque posizioni di prestigio o facoltose, mentre in privato continuavano a celebrare riti giudaici (p.es. il rispetto del sabato o l'astinenza dalle carni di maiale o il digiuno del kippur) o "giudaizzavano" pubblicamente i riti cattolici. P. es. nella cattedrale di Cordoba si celebrava un ufficio dove molti riferimenti culturali erano giudaici.

La persecuzione popolare del 1381, seguita da quella degli anni 1413-14, in occasione della disputa di Tortosa, era la risposta al fatto che gli ebrei si erano trasformati da infedeli esterni alla chiesa cattolica in eretici interni alla stessa chiesa. Gli ebrei caratterizzati da queste conversioni forzate e ambigue venivano chiamati "marrani", dal significato incerto: in ebraico sembra volesse dire "apparenza dell'occhio", cioè "formalismo", ma voleva dire anche "apostata". In lingua spagnola però voleva dire "porco" (animale proibito nella cultura ebraica) e in seguito prese a indicare una persona abominevole, perché credente senza fede.

Dal 1412 i re di Castiglia e di Aragona attuarono una politica di conversioni forzate e per renderla più efficace moltiplicarono i divieti e le pratiche di emarginazione. Decisero infine di introdurre in Castiglia l’Inquisizione già presente in Aragona, proprio per evitare i pogrom, eliminando i focolai di giudaizzazione. Con l’approvazione da parte di papa Sisto IV nasceva così nel 1478 l’Inquisizione spagnola, e già due anni dopo iniziarono i processi contro i giudaizzanti.

Quanti furono i condannati a morte è difficile dirlo. Uno specialista danese, Gustav Henningsen, completato lo spoglio di 50.000 processi che coprono l'arco di 140 anni, ha reperito circa 500 casi di condanne a morte eseguite, cioè l'1%. Lo storico J. A. Llorente registra quasi 32.000 arsi vivi e più di 290.000 condannati al carcere (Histoire critique de l’inquisition d’Espagne, Paris, 1818).

Nel 1492 l'Inquisizione, ritenendo gli ebrei responsabili della sopravvivenza del marrano, propugna una soluzione "radicale" e chiede che tutti gli ebrei che non si vogliono convertire vengano espulsi dal paese. Si parla di "cospirazione marrano-ebraica". In sostanza il fallimento dell'Inquisizione porta i sovrani spagnoli a ordinare agli ebrei di convertirsi entro quattro mesi oppure di lasciare la Spagna, rinunciando ai propri beni

Quelli emigrati dopo l'editto reale del 1492 furono da 150.000 a 200.000. Quelli rimasti in Spagna, perché disposti a ricevere il battesimo furono circa 50.000. Molti di questi conversos poi si pentirono, tornarono alle pratiche giudaiche e furono duramente perseguitati dall'Inquisizione spagnola (vedi i cosiddetti "statuti di limpieza de sangre"). Lo storico statunitense Edward Peters sostiene che tra il 1550 e il 1800 vennero emesse 3000 sentenze di morte secondo verdetto inquisitoriale. Il 18 giugno del 1492 venne dato ordine di espulsione anche dalla Sicilia e dalla Sardegna (appartenenti alla Spagna).

Usciti dal paese, circa 120.000 andarono in Portogallo, che aveva allora poco più di un milione di abitanti e dove già esistevano circa 75.000 ebrei. Nel 1497 venne decisa, per ordine del re Manuel I, l’espulsione degli ebrei anche dal Portogallo (ci fu un pogrom a Lisbona nel 1506), dove però l’Inquisizione fu introdotta soltanto nel 1536. Fuggirono verso l'impero turco (Istanbul, Salonicco) e in parte verso i Paesi bassi e l'Italia centrosettentrionale, alcuni persino nel Nuovo Mondo.

La conquista spagnola del Regno di Napoli, nel 1504, segnò la fine delle numerosissime comunità ebraiche dell’Italia meridionale, anch’esse costrette a scegliere tra esilio e nascondimento nel marranesimo.

Dunque dopo più di otto secoli di vita nel paese iberico centinaia di migliaia di persone dovettero abbandonare una terra che sentivano come propria, al cui sviluppo politico, sociale, economico, linguistico e culturale avevano attivamente collaborato, la cui lingua avevano creato insieme con gli spagnoli e con gli arabi. L'espulsione degli arabi e degli ebrei toglierà alla Spagna per molti secoli l'incentivo a trasformarsi in nazione capitalistica, segnando il suo destino nelle guerre contro i paesi più avanzati d'Europa.

     

XIV secolo - XV secolo - XVI secolo

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Calendario 1492

1492 negli altri calendari

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1492

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      Shaka Samvat
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1547 — 1548
1414 — 1415
4593 — 4594

Calendario islamico

897 — 898

Calendario persiano

870 — 871

Indice

·                     1 Eventi

·                     2 Senza data

·                     3 Nati

·                     4 Morti

·                     5 Bibliografia

·                     6 Altri progetti

Eventi

 

Il 12 ottobre 1492 Colombo scopre l'America. Inizia convenzionalmente l'età moderna.

Senza data

Spagna:

Ferdinando e Isabella, Spagna

- 1474: inizia il regno di Ferdinando e Isabella.

- 1478: una bolla di papa Sisto IV istituisce l’Inquisizione in Castiglia.

- 1482: primi tribunali a Siviglia, Cordova, Saragozza e Valencia.

- 1483: Tomás de Torquemada

è nominato primo Inquisitore Generale di Castiglia e di Aragona.

- 1492: vittoria cristiana su Granada; editto di espulsione degli ebrei; Colombo scopre l’America.

Alcune date che ci ricordano la Spagna del XV secolo, la Spagna  finita di riconquistare da Ferdinando II il Cattolico (1452-1516) e Isabella I la Cattolica (1451-1504), quella Spagna che allontanerà con la forza da 150.000 a 200.000 ebrei.

Spagna, 31 marzo 1492, Editto di espulsione degli ebrei:

Sapete bene, o dovreste saperlo, che, poiché fummo informati che in questi nostri domini c’erano alcuni cattivi cristiani che si dedicavano al giudaismo e si allontanavano dalla nostra santa fede cattolica, a causa soprattutto delle relazioni fra ebrei e cristiani, nelle cortes riunitesi a Toledo nel 1480 ordinammo che in tutte le città e i villaggi dei nostri regni e signorie gli ebrei dovevano vivere separatamente dagli altri, nella speranza che la loro segregazione avrebbe risolto il problema. Avevamo anche provveduto e ordinato che nei nostri suddetti regni e signorie fosse istituita un’Inquisizione:  come sapete, il tribunale nacque più di dodici anni fa e opera ancora. L’Inquisizione ha scoperto molti colpevoli, come è noto, e dagli stessi inquisitori, oltre che da numerosi fedeli, religiosi e secolari, siamo informati che sussiste un grave pericolo per i cristiani a causa dell’attività, della conversazione e della comunicazione che [i cristiani] mantengono con gli ebrei. [Gli ebrei infatti] dimostrano di essere sempre all’opera per sovvertire e sottrarre i cristiani alla nostra santa fede cattolica, per attirarli con ogni mezzo e pervertirli al loro credo, istruendoli nelle cerimonie e nell’osservanza della loro legge […].

Rogo, Inquisizione spagnola

Per questo motivo, e per mettere fine a una così grande vergogna e ingiuria alla fede e alla religione cristiana, poiché ogni giorno diventa sempre più evidente che i suddetti ebrei perseverano nel loro pessimo e malvagio progetto dovunque vivano e conversino [con i cristiani], [noi dobbiamo] cacciare i suddetti ebrei dai nostri regni così che non ci sia più occasione di offesa alla nostra fede.

Pertanto ordiniamo che quanto da noi stabilito sia fatto conoscere, e cioè che tutti gli ebrei e le ebree che vivono e risiedono nei nostri suddetti regni e signorie, a prescindere dallo loro età […], entro la fine di luglio lascino i nostri regni e signorie insieme con i loro figli […], e non osino mai più farvi ritorno. 1