Everest

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Il monte Everest, parete sud-ovest

 

Paesi

Blank.pngbandieraBlank.png Nepal   bandiera Cina

Altezza

8848 m s.l.m.

Catena

Himalaya

Coordinate

27°59′17″N 86°55′31″E / 27.988056°N 86.925278°E / 27.988056; 86.925278

Altri nomi e significati

Chomolangma (tibetano, "madre dell'universo")
珠穆朗瑪峰 Qomolangma (cinese)
सगरमाथा Sagaramāthā (nepalese, "Dio del cielo")

Data prima ascensione

29 maggio 1953

Autore/i prima ascensione

 

Edmund Hillary e Tenzing Norgay

 

 

Mappa di localizzazione

Coordinate:     27°59′17″N 86°55′31″E / 27.988056°N 86.925278°E / 27.988056; 86.925278

Il Monte Everest è la più alta vetta della Terra, la sua altezza è di 8.848 metri. È situato nella catena dell'Himalaya, al confine tra la Cina e il Nepal.

Il monte è chiamato Chomolangma (madre dell'universo) in tibetano e Qomolangma (珠穆朗瑪峰 pinyin: Zhūmùlǎngmǎ Fēng) in cinese. Il nome nepalese è Sagaramāthā (सगरमाथा, in Sanscrito "dio del cielo"), ideato dallo storico nepalese Baburam Acharya e adottato ufficialmente dal governo del Nepal all'inizio degli anni sessanta. Nel 1852 venne chiamato "Cima XV".

Il nome comunemente usato oggi fu introdotto nel 1865 dall'inglese Andrew Waugh, governatore generale dell'India, in onore di Sir George Everest, che al servizio della corona britannica lavorò per molti anni come responsabile dei geografi britannici in India.

 

Panoramica

Everest 3D

 

 

Indice

Altezza dell'Everest

Dal 1850 al 1954 l'altezza si calcolava in 8.840 metri, poi esperti dell'India proposero un'altezza di 8.861 metri, con variazioni di tre metri a causa neve.

Tecnici cinesi nel 1975 stabilirono un'altezza di 8.848 metri.[1] Nel 1993 il CNR italiano suggerì un'altezza di 8.846 metri.

La misurazione fatta da satellite nel 2002 aveva dato un valore di 8.850 m s.l.m., valore utilizzato da allora su tutte le pubblicazioni e carte geografiche della National Geographic Society.

Nell'ambito della spedizione italiana del 2004 per il cinquantenario della prima salita del K2, fu effettuata una misurazione con GPS della quota di vetta, con un apparecchio sperimentale che permetteva di rilevare sia la quota della copertura nevosa, che la quota della roccia sottostante. I due valori ottenuti risultarono di 8.852 m per la sommità nevosa, e di 8.849 m per la sommità in roccia.[2]

Nel 2005, la Cina ha effettuato un'ulteriore campagna di rilevamento con GPS, fissando l'altezza della montagna a 8.844,43 m s.l.m., con un margine d'errore di 21 cm. Questa misura è riferita al punto più elevato su roccia, e quindi non tiene conto della copertura di neve e ghiaccio che ricopre la vetta. Il rilievo è stato effettuato rilevando la quota sommitale effettiva, misurando lo spessore del ghiaccio, e ricavando la quota della massima elevazione in roccia per differenza.[1] La copertura di ghiaccio è risultata essere di circa 3,5 m,[3] portando quindi la quota della vetta effettiva a 8.848 m.

Alpinismo

Storia

I primi tentativi di raggiungere la vetta dell'Everest risalgono al 1921, 1922 e 1924 quando furono organizzate delle spedizioni britanniche. Nel corso della spedizione britannica all'Everest del 1924, George Mallory ed Andrew Irvine scomparvero nel corso di un tentativo alla vetta dalla parete nord, quella più complessa. Mallory, il cui cadavere venne ritrovato decine di anni dopo, morì durante la discesa. Ma non è appurato se i due siano caduti dopo aver raggiunto la cima o, più probabilmente, a seguito della rinuncia al tentativo. Indizi potrebbero essere stabiliti se venisse ritrovata la macchina fotografica probabilmente in possesso di Irvine, il cui cadavere, però, è ancora disperso. Inoltre, Mallory annunciò che, nel caso in cui fosse riuscito a raggiungere la cima, vi avrebbe lasciato una foto della moglie, foto non ritrovata sul cadavere rinvenuto decine di anni dopo.

La cima fu raggiunta con certezza per la prima volta il 29 maggio 1953 dal Neozelandese Sir Edmund Hillary e dallo Sherpa Tenzing Norgay, che lo scalarono dalla parete sud. La scelta del versante sud fu obbligata poiché il versante nord era chiuso per questioni politiche da anni. Stando alle dichiarazioni successive di Tenzing, divenuto celebre in patria e nel mondo, il neozelandese giunse qualche secondo prima perché in quel momento stava battendo la traccia. Giunti sulla cima, in segno di ringraziamento, Hillary pose nella neve una croce mentre Tenzing biscotti e cioccolato. Rimasero sulla vetta un quarto d'ora. Edmund Hillary è morto a 88 anni l'11 gennaio del 2008, mentre Tenzing è mancato nel 1986, a 72 anni di età.

L'8 maggio 1978 Reinhold Messner e Peter Habeler raggiunsero per primi la cima senza l'ausilio di ossigeno.

A partire dagli anni ottanta la cima dell'Everest è diventata meta frequente di spedizioni commerciali. Il numero di alpinisti che conquistano la cima è aumentato sensibilmente. Lo svantaggio di questa massificazione della scalata dell'Everest è l'inquinamento ambientale da campi base. È anche proporzionalmente aumentato il numero di incidenti, spesso mortali.

Vie di ascesa

L'Everest ha due percorsi principali di ascesa: la parete sud, alla quale si accede dal Nepal e la parete nord, alla quale si accede dal Tibet.

Il percorso da sud è quello tecnicamente più semplice e anche più utilizzato. Fu il percorso scelto da Hillary e Norgay(i primi scalatori dell' Everest), il 28 maggio 1953; ai tempi la scelta fu costretta in quanto la frontiera tibetana era chiusa dal 1949.

Esiste però un'altra via di salita all'Everest, estremamente tecnica e difficile, che nessuno ha ancora tentato: la cosiddetta "Fantasy Ridge".

Le ascese vengono effettuate nel periodo primaverile prima dell'inizio del monsone estivo. In questo periodo si verifica anche una modifica della corrente a getto che provoca una riduzione della velocità media del vento in alta montagna. A volte vengono fatti dei tentativi di scalata nel periodo successivo al monsone estivo ma la presenza di neve rappresenta un ostacolo notevole.

La parete sud

Le spedizioni che pianificano un'ascesa della parete sud solitamente atterrano a Lukla (2.860 m) provenienti da Kathmandu e poi marciano fino al campo base che si trova in Nepal sul versante sud dell'Everest a quota 5.380 m. Il tempo di marcia varia dai sei agli otto giorni, necessari per acclimatarsi di modo da evitare il mal di montagna.

Le attrezzature e i rifornimenti sono trasportati dagli yak e dai portatori fino al campo base sul ghiacciaio del Khumbu.

Gli alpinisti trascorrono un paio di settimane al campo base per acclimatarsi all'altitudine. Durante questo periodo gli sherpa e alcuni alpinisti della spedizione installano le corde e le scale nel pericoloso ghiacciaio del Khumbu. Seracchi e blocchi di ghiaccio mobili lo rendono uno dei tratti più pericolosi dell'intera ascesa: molti alpinisti e sherpa, infatti, vi hanno perso la vita. Per ridurre il rischio, gli alpinisti di solito cominciano la loro ascesa prima dell'alba. Una volta che la luce solare raggiunge il ghiacciaio, il pericolo aumenta notevolmente. Sopra il ghiacciaio si trova il campo I, detto anche advanced base camp (ABC), a quota 6.065 m.

Dal campo I, gli alpinisti salgono sulla Western cwm fino alla base del Lhotse dove si trova il campo II a 6.500 m. Il Western Cwm è una valle glaciale formata dai versanti di Everest, Lhotse e Nuptse relativamente piana con una pendenza molto dolce, contrassegnata da enormi crepacci nel centro che impediscono l'accesso alle quote più elevate del Cwm. Gli alpinisti sono quindi costretti ad attraversare un piccolo passaggio conosciuto come "l'angolo di Nuptse" che si trova all'estrema destra vicino alla base del Nuptse. Il Western Cwm inoltre è denominato "la valle del silenzio" in quanto la topografia della vallata impedisce ai venti di raggiungere l'itinerario dell'arrampicata rendendo, soprattutto nelle giornate serene, il passaggio nel Cwm molto caldo e faticoso.

Dal campo II gli alpinisti salgono la parete del Lhotse con corde fisse fino a una sporgenza a quota 7.470 m. Da qui sono altri 500 metri fino al campo IV situato sul colle Sud. Qui si entra nella cosiddetta death zone (zona della morte), la zona in cui la rarefazione dell'ossigeno provoca ipossia. Gli alpinisti hanno al massimo due/tre giorni per tentare di raggiungere la cima. Le condizioni meteorologiche sono un fattore determinante, il cielo sereno e i venti moderati sono importantissimi per tentare la scalata. Se la scalata non è possibile è spesso necessario tornare fino al campo base.

Dal campo IV le scalate delle spedizioni commerciali partono intorno alle 20.00 della sera precedente con la speranza di raggiungere la cima (1000 metri più in alto) entro 10/12 ore, ma consentendo anche ai clienti più lenti di toccare la vetta prima di mezzogiorno, giudicata l'ora limite per un ritorno in sicurezza. La salita avviene dunque quasi completamente di notte, con l'aiuto di una torcia frontale, di una guida esperta che batte la traccia e delle corde fisse sistemate nei punti più pericolosi.

La prima tappa è il "balcone" a quota 8.400 m, un piccolo pianoro. I passaggi successivi sono una serie di gradini (tre step) con neve alta e forte rischio di valanghe, una pericolosa cornice con uno stretto passaggio molto esposto e un salto di roccia alto una decina di metri chiamato "Hillary Step" a quota 8.760 m. Fu infatti Hillary ad aprire la via in questo tratto durante la prima ascesa all'Everest. Lo step, lento da scalare, provoca imbottigliamenti e ritardi nei giorni in cui la montagna è molto frequentata ed è già successo che qualche alpinista abbia dovuto abbandonare il suo tentativo di vetta per l'eccessivo traffico in questo punto.

Superato il gradino è relativamente semplice giungere in cima. La discesa per tornare al campo IV deve essere immediata per evitare di incorrere nel maltempo tipico delle ore pomeridiane, perciò la maggior parte degli alpinisti resta sulla vetta solo pochi minuti!

La parete nord

Parete nord dell'Everest vista dal sentiero che porta al campo base in Tibet

Le ascese alla parete nord prevedono l'accesso all'Everest passando dal Tibet. Le spedizioni raggiungono il ghiacciaio Rongbuk e stabiliscono il campo base a quota 5.180 m su una piana di ghiaia ai piedi del ghiacciaio. Per raggiungere il campo II gli alpinisti salgono la morena a est del ghiacciaio fino ai piedi del Changtse a quota 6.100 m. Il campo III (ABC) è situato sotto il colle nord a 6.500 m. Per raggiungere il campo IV sul colle nord, è necessario attraversare, tramite corde fisse, il ghiacciaio ai piedi del colle nord a 7.100 m. Dal colle nord dopo una parete rocciosa si giunge al campo V a 7.775 m. Il percorso prevede l'attraversamento di una serie di burroni prima di raggiungere il campo VI a 8.230 m. Da qui per raggiungere la vetta si trovano una serie di gradini rocciosi superati i quali una ripida salita porta fino alla cima.

La via del versante tibetano è più tecnica rispetto a quello nepalese, oltre ad essere più esposta ai venti e a costringere gli alpinisti che la affrontano a stabilire un maggiore numero di campi nella zona della morte, ovvero sopra i 7800-8000 m.

Il campo base è servito da una strada che lo collega alla città di Tingri. Questa strada fu costruita dalla Cina negli anni cinquanta, ed è tuttora sterrata.[4] International Herald Tribune - completamento dei lavori sulla strada Tingri - campoi base

Statistiche

Alla fine del 2007 risultava che oltre 3.600 persone erano riuscite a raggiungere con successo la vetta dell'Everest,[5] e più di 200 vi avevano perso la vita.[6]

Cronologia