L' Arte Cinese

 

Esercito di terracotta

L'esercito di terracotta Shaanxi province è composto da 6.000 a 8.000 guerrieri di terracotta (non lo si sa con certezza poiché gli scavi sono ancora in corso), vestiti con corazze in pietra e dotati di armi. Queste statue erano di "guardia" alla tomba del primo imperatore cinese Qin Shi Huang. Di queste statue sono state riportate alla luce solo 500 guerrieri, 18 carri in legno e 100 cavalli in terracotta). Tale sito archeologico si trova vicino a Xi'an, nella provincia Shaanxi della Cina.

Le ricerche archeologiche portarono alla luce, nel corso degli anni a partire dal 1974, fosse contenenti uomini di terracotta armati, carri, cavalli, statue di servitori, mandarini, concubine e oggetti di vita quotidiana come vasi ed utensili. Le statue rappresentano una minima parte del complesso archeologico che occupa un'area di 56.000 metri quadrati.

Secondo la testimonianza dello storico cinese Sima Qian, nato un secolo dopo la costruzione del mausoleo, tale costruzione fu un vero e proprio affare di stato, in cui lavorarono oltre 700.000 prigionieri nel corso di 10 anni di lavoro.

La camera funeraria, non ancora portata totalmente alla luce, sarebbe così profonda da attraversare 3 livelli di falde acquifere, con pareti in bronzo e circondata da fiumi di cinabro, cioè solfuro di mercurio che, per la filosofia taoista, sarebbe un attivatore energetico per l'immortalità. L'immortalità era una fissazione dell'Imperatore, che aveva organizzato numerose spedizioni per terra e mare, alla ricerca del famoso elisir. Ma Qin Shi Huang Di è famoso anche per la costruzione della Grande Muraglia, una fortificazione lunga migliaia di chilometri.

Quest'esercito rappresenta una fedele replica dall'armata che aveva unificato la Cina. Tuttavia, nelle fosse, sono state trovate poche armi, poiché furono saccheggiate dai ribelli che si insediarono sul trono imperiale: la dinastia Han. Dalle posizioni delle mani e del corpo delle statue, possiamo però immaginare le tecniche di combattimento di fanti, alabardieri, arcieri e balestrieri. Si combatteva soprattutto a piedi; i carri ed i cavalli servivano per dirigere i movimenti della fanteria. La cavalleria fu introdotta più tardi, per affrontare i guerrieri nomadi che in battaglia utilizzavano appunto i cavalli.

Le statue colpiscono inoltre per il loro realismo e nei particolari: la tecnica usata per realizzarli consisteva nel compattare cerchi di argilla in modo da creare un tubo (il torace) e completate con l'aggiunta di gambe e braccio. La struttura poi, veniva ricoperta di blocchetti di argilla per creare le uniformi e decorata successivamente.

Nel 1987 il mausoleo dell'imperatore Qin Shi Huang Di, di cui l'esercito di terracotta fa parte, è stato inserito nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.

Il 9 agosto 2007 venti esemplari dell'esercito sono partiti via camion, assieme a circa un centinaio di altri manufatti, per raggiungere il British Museum di Londra, dove sono stati esposti dal 13 settembre 2007 al 6 aprile 2008.

Da luglio 2008 al 16 novembre 2008, cinque dei guerrieri dell'esercito di terracotta di Qin Shi Huangdi sono stati esposti a Torino presso il Museo di Antichità.

Dal 16 aprile 2010 al 5 settembre 2010 saranno esposti nove guarrieri a Milano, presso il Palazzo Reale, nella mostra dal titolo "I due Imperi". Il gruppo è composto da un cavallo, un consigliere, un balestriere e 6 lancieri.

 

 

Come molti altri grandi ritrovamenti archeologici, l’esercito di terracotta di Xian fu scoperto per caso nel 1974 da contadini che, scavando il terreno, si imbatterono in strani pezzi di terracotta modellata. Quei ritrovamenti hanno fatto la fortuna della città di Xian, una delle più grandi città nella parte nord-occidentale della Cina, situata a sudovest di Pechino (si raggiunge con 16 ore di treno o più rapidamente in aereo).

L’esercito di terracotta fu voluto dall’imperatore Qin Shi Huangdi, nato nel 259 a.C., lo stesso imperatore che unì la Cina, uniformò la grafia usata ancora oggi e fece costruire la Grande Muraglia cinese. Secondo le sue intenzioni, l’esercito che doveva proteggere la sua monumentale tomba. Una mania di grandezza che in realtà era solo specchio delle sue reali capacità: se l’imperatore voleva lasciare ai posteri un’idea della sua grandiosità, ci è ben riuscito. Dal 1987 il mausoleo di Qin Shi Huangdi è stato anche inserito dall’UNESCO nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità.

L’esercito di guerrieri di terracotta, vestiti con corazze in pietra e dotati di armi, è rimasto interrato per più di 2000 anni e costituisce solo una minima parte del complesso archeologico, che occupa un’area vastissima e rappresenta una fedele replica dall’armata che aveva unificato la Cina. Dei guerrieri oggi si ammira soprattutto la bellezza dei volti, diversi l’uno dall’altro, e volutamente. Infatti, gli artigiani erano stati fatti arrivare da ogni parte del paese per compiere l’opera. I corpi venivano modellati con argilla in strutture uniformi, ma i volti venivano rifiniti a mano da ogni vasaio, che trasferiva in esso le caratteristiche della sua regione di provenienza. Ed ecco il miracolo: tanti uomini diversi che da millenni aspettano di combattere.

Per avere un’idea della loro bellezza, non c’è proprio necessario recarsi in Cina, almeno per un altro mese, poiché fino al 16 novembre 2008 cinque spettacolari guerrieri dell’esercito di terracotta di Xian sono esposti a Torino presso il Museo di Antichità.

 

 

  

 

 

 

Arte cinese

L'arte cinese è il complesso delle manifestazioni artistiche che hanno origine nella Cina antica e moderna o che vengono esercitate da artisti cinesi e costituisce pertanto un'espressione della più ampia cultura cinese.

Generalità

Diversamente che in "Occidente", la cui storia dell'arte ha conosciuto in continuazione forti cesure nella forma a causa di mutamenti di stile, l'arte cinese nel corso dei secoli è caratterizzata da una stupefacente continuità. Nella novella Ming (XIV-XVII secolo) si può ancora riconoscere in lontananza il suo modello del periodo Tang (VII-X secolo). I dipinti di paesaggi di un pittore Qing (XVII-XX secolo) in fondo sono costruiti in modo simile a quelli della dinastia Song (X-XIII secolo). Una ragione di ciò è il "rispetto per la tradizione" da sempre diffuso in Cina. Obiettivo primario dell'artista era non la creazione del nuovo, bensì l'imitazione, il più possibile fedele all'originale, dei modelli degli antichi – che del resto non è percepita in alcun modo come plagio o alternativamente come disonesta. Questa visione si basa in fin dei conti sulla concezione del mondo confuciana, che impone tra l'altro al discepolo la venerazione del maestro.

Ma anche le altre dottrine religiose e filosofiche diffuse in Cina acquistarono in continuazione rilevante influenza sulla produzione artistica. Né la pittura cinese né le poesie dei poeti Tang sarebbero ad esempio immaginabili senza il Taoismo. Già dal punto di vista tematico esse trattavano frequentemente del postulato di una vita in armonia con la natura. Ma anche la tecnica pittorica rivela influenze della dottrina taoista dell'Ying e Yang, ad esempio nell'alternanza dialettica tra superfici dipinte e vuote, o nel contrasto tra pennellate "umide" e "asciutte". Oltre a ciò, naturalmente, nelle opere dell'arte cinese compaiono in continuazione anche figure della mitologia taoista. Più debolmente si esercitano nel frattempo le influenze del Buddhismo, tanto più che questo nel corso del tempo fu comunque parzialmente sinizzato fino a divenire irriconoscibile. A partire dal XVI secolo, inoltre, trasmessi in particolare attraverso l'attività dei missionari europei, entrarono anche influssi occidentali.

I rappresentanti dell'arte cinese furono per motivi finanziari in massima parte la corte imperiale, o meglio le cerchie dei cortigiani e degli eruditi. Allo stesso tempo vi furono, soprattutto nella letteratura e nella pittura, anche personalità artistiche isolate, che produssero le loro opere lontano dalla gente in zone rurali, in valli montane o simili. Ma per lo più si tratta in questo caso di eruditi o perfino di ex funzionari, che avevano voltato le spalle al mondo per la frustrazione o l'indignazione per le condizioni politiche dominanti. Una crescita di questo movimento si poté osservare solitamente dopo i cambiamenti dinastici, in modo particolare quando, a metà del XVII secolo, avevano preso il potere i dominatori stranieri manciù (dinastia Qing).

Effetti di diffusione dell'arte cinese si possono osservare in tutto lo spazio est-asiatico. Essi sono naturalmente particolarmente evidenti in regioni che furono un tempo sotto il dominio cinese, come gli "stati vassalli" della Corea e del Vietnam, o che dai Cinesi furono colonizzate (Singapore, Malaysia, Indonesia). Ma anche l'arte giapponese sotto questo aspetto deve moltissimo al Regno di Mezzo. In alcuni settori specializzati gli epigoni riuscirono perfino a superare il loro modello, come ad esempio nell'arte della lacca, arrivata in Giappone ad altissime vette. A partire dal XVI secolo le opere d'arte cinesi – specialmente anche la ceramica – furono per la maggior parte esportate in Europa, dove acquistarono influenza sull'arte occidentale.

L'arte di Taiwan così come quella degli emigranti cinesi sono considerate come parte dell'arte cinese, nella quale hanno le loro radici.

Sviluppo storico fino al 221 a.C.

Arte della ceramica neolitica

Le prime forme di arte cinese furono trovate nella neolitica cultura di Yangshao (仰韶文化), che risale al 5000 a.C.. Reperti archeologici come quelli di Banpo hanno mostrato che già nel periodo di Yangshao veniva praticata l'arte della ceramica; i primi manufatti in ceramica spesso non erano dipinti e presentavano frequentemente strutture plastiche cordate. Ai primi elementi decorativi appartenevano pesci e visi umani, che però alla fine si svilupparono in motivi astratti simmetrico-geometrici

, molti dei quali dipinti.

Il segno caratteristico più spiccato della cultura di Yangshao era l'uso estensivo di ceramiche dipinte, soprattutto con visi umani, rappresentazioni di animali e motivi geometrici. A differenza della più tarda cultura di Longshan, la cultura di Yangshao non conosceva ancora il tornio da vasaio. Secondo le scoperte degli archeologi la società di Yangshao si basava su clan ad organizzazione matriarcale. Gli scavi hanno mostrato che i bambini venivano sepolti in vasi di ceramica dipinti.

Cultura della giada

La cultura della giada di Liangzhu fu l'ultima cultura neolitica della giada nel Delta del Chang Jiang e durò circa 1.300 anni. L'arte della giada di questo periodo coniò grandi vasi rituali finemente lavorati, come ad esempio cong, bi, asce yue, come pure ciondoli e amuleti sotto forma di uccelli, testuggini o pesci finemente cesellati. La giada di Liangzhu si distingue per il suo colore bianco lattiginoso, che si fa risalire alla loro origine tremolitica.

Cultura del bronzo [modifica]

 

Vaso rituale della dinastia Shang

L'età del bronzo ebbe inizio in Cina con la dinastia Shang, che è nota per la sua arte del bronzo ricca di dettagli. I fabbri dell'epoca lavoravano abitualmente in officine fuori della città e vi fabbricavano soprattutto vasi rituali nonché borchie per carri. I vasi di bronzo servivano per contenere i liquidi più disparati, che venivano impiegati nelle cerimonie religiose. Belli da vedere sono i vasi ku e jue, ma più impressionante appare il ding, una brocca a tre piedi.

Sui vasi del periodo Shang l'intera superficie disponibile veniva tipicamente rivestita di decori, spesso di forme stilizzate di animali immaginari o realmente esistenti. Il motivo più diffuso è il taotie, una creatura fantastica rappresentata con una forma piatta e simmetrica. Secondo un'interpretazione, deve trattarsi di un uomo lascivo che è stato condannato per punizione a difendere i quattro angoli del cielo contro i mostri maligni. Secondo un'altra opinione il taotie è un mostro che è costituito solo da una testa e perciò nei suoi tentativi di divorare gli uomini ferisce solo sé stesso.

Nel passaggio dalla dinastia Shang a quella Zhou mutarono gradualmente forma e funzione dei bronzi. D'ora in poi essi servirono in misura più massiccia per scopi profani. Nel periodo dei Regni Combattenti i vasi di bronzo divennero persino oggetto di piacere estetico: comparivano frequentemente scene di banchetti e di caccia, mentre altri mostravano motivi astratti con inserti d'oro e d'argento nonché pietre preziose. Furono prodotti anche specchi di bronzo maggiormente levigati.

Grande apprezzamento ebbero successivamente nella dinastia Song i bronzi del periodo Shang. Tale apprezzamento era dovuto non solo alla loro forma e configurazione, ma anche alla patina verde, azzurra e talvolta perfino rossa, che avevano sviluppato a causa di processi chimici mentre erano sepolti. Lo studio dell'arte dei primi bronzi cinesi è un settore specialistico della storia dell'arte.

Inizi della musica cinese [modifica]

Le origini dell'arte della musica e della poesia cinesi potrebbero trovarsi nel Libro dei canti (詩經, Shījīng). L'opera, composta fra il 1000 e il 600 a.C., contiene melodie popolari, canti religiosi solenni ed inni di stato, ma anche canzoni d'amore, di guerra, di digiuno e di lamento di tutti i tipi. Soprattutto le canzoni d'amore seducono per la freschezza ed il candore della loro lingua.

 

Campana di bronzo, dinastia Zhou

La prima musica cinese si basava soprattutto su strumenti a percussione come la campana di bronzo, che veniva fatta suonare dall'esterno con un battaglio; spesso intere file di campane venivano appese su telai di legno. All'interno delle campane furono trovate tracce di raschiature e levigature che presumibilmente sono da attribuire alla "voce" della campana. Nel periodo dei Regni Combattenti agli strumenti a percussione subentrarono gradualmente gli strumenti ad arco e a fiato (zampogne).

Significativamente il secondo carattere della parola musica (音乐; yīnyuè) è scritto allo stesso modo di gioia (快乐; kuàilè). Confucio (孔子; C.). I canti di questa raccolta sono svolti in un tono lirico e romantico e rappresentano quindi rispetto allo Shījīng un'altra tradizione dell'arte della poesia cinese

Dinastia Qin (221–207 a.C.)

 

Esercito di terracotta di Xi'an

Malgrado la sua brevità la Dinastia Qin, ampiamente identica al periodo di governo del primo imperatore Qin Shihuangdi, si colloca saldamente nella storia dell'arte cinese.

La ragione di ciò è l'esercito di terracotta ritrovato nel mausoleo dell'imperatore in costruzione nei pressi di Xi'an, famosissimo e annoverato nel patrimonio culturale mondiale dell'UNESCO. È costituito da più di 7.000 figure di guerrieri e di cavalli a grandezza naturale in terracotta, che furono sepolte insieme a Shihuangdi. La colorazione originale delle figure dipinte era ancora visibile al momento del loro disseppellimento, ma nel frattempo si è cancellata a causa dell'aria, cosicché le figure appaiono nella semplice tonalità terracotta. Esse furono raffigurate in una molteplicità di pose: sono rappresentati sia soldati di fanteria in piedi che arcieri inginocchiati o conducenti di carri, ma sono presenti anche generali. I volti e le acconciature furono realizzati individualmente. Le figure spezzate sono state ricomposte a mano, il che, in considerazione della massa dei frammenti, ha significato un grande dispendio di tempo. Del resto per il momento è difficile che vengano ancora disseppelliti soldati, per evitare la perdita di colore, dato che non è ancora stata trovata una soluzione soddisfacente. La tinta, che ha resistito sotto terra per molti secoli, a contatto con l'ossigeno sbiadisce.

Nell'epoca Qin ebbe luogo anche la fondazione dell'ufficio musicale imperiale (vedi anche Yue fu).

Periodo dei Tre Regni (220–581)

Influenza del Buddhismo

Il Buddhismo giunse in Cina nel I secolo d.C., anche se secondo la tradizione già al tempo del re Ashoka un monaco avrebbe visitato il Regno di Mezzo. Fino all'VIII secolo esso manifestò grande attività nel campo dell'arte, in particolare nell'ambito della grande scultura religiosa. Ma ben presto l'arte buddhista assorbì anche tratti cinesi autoctoni. Le Grotte di Yungang, le Grotte di Mogao e le Grotte di Longmen offrono una ricca testimonianza dell'arte buddhista in Cina.

Calligrafia

 

Calligrafia di Wang Xizhi (IV sec.) – Inizio del celebre poema sul Padiglione delle orchidee

Nei circoli di corte dell'antica Cina la pittura e la calligrafia erano considerate le arti più altamente apprezzate. Venivano praticate soprattutto da dilettanti, aristocratici e funzionari eruditi, che erano i soli a disporre del tempo libero necessario per il il perfezionamento della loro tecnica del pennello. La calligrafia era ritenuta la più alta e matura forma espressiva della pittura. Si dipingeva con un pennello a spazzola costituito da peli di animale ed un inchiostro di china fatto a base di nero fumo e colla animale, inizialmente sulla seta, in seguito dopo l'invenzione della carta nel I secolo anche su questo materiale nuovo e a buon mercato.

Le opere originali di celebri calligrafi furono apprezzatissime in Cina in tutti i tempi, stese su rotoli e talvolta appese al muro a guisa di quadri.

Dinastie Sui e Tang (581–960)

  Buddha

Grande scultura buddhista

In collegamento con una tendenza già inaugurata sotto la dinastia Sui, la grande scultura buddhista si sviluppò anche sotto la dinastia Tang aggiungendo un'espressione più realistica e naturale. In seguito all'apertura al mondo esterno del Regno Tang e in particolare ai suoi scambi culturali con lo spazio culturale indiano, le sculture buddhiste del periodo Tang assorbirono una forma piuttosto classica, influenzata dall'arte indiana Gupta.

L'arte buddhista conobbe un crollo verso la fine del periodo Tang, quando l'imperatore Wu Zong nell'845 proibì tutte le religioni straniere, per ricollocare il Taoismo autoctono nella sua antica posizione. Egli confiscò le proprietà buddhiste e costrinse i fedeli in clandestinità, dopo di che anche l'arte andò ampiamente in decadenza.

Mentre la maggior parte delle sculture lignee del periodo Tang non sono sopravvissute alle persecuzioni, la produzione artistica in pietra si è conservata in misura notevolmente maggiore. Le sculture più imponenti si trovano a Longmen, a sud di Luoyang (provincia di Henan).

Ceramica Tang

L'arte del periodo Tang è associata soprattutto a sculture in ceramica allo stato naturale o con smalti a colori, che rappresentano per lo più cavalli, cammelli e demoni furenti (i "guardiani dell'inferno"), ma anche dame di corte e musicanti. I tratti dei volti dei personaggi rappresentati, talora evidentemente non cinesi, sono da spiegare attraverso le influenze dell'Asia occidentale e dell'Europa, che venivano trasmesse mediante il vivace commercio lungo la Via della Seta.

Risalgono fino al periodo Tang anche le origini della porcellana inventata in Cina e perfezionata sempre di più nel corso delle dinastie successive, che è prodotta da una pasta costituita di caolino e feldspato. Rispetto alle ceramiche tradizionali la porcellana già per le caratteristiche di lavorazione pone i suoi creatori davanti a sfide notevolmente maggiori. Il più celebre luogo di produzione è Jingdezhen nella provincia dello Jiangxi, che cambiò più volte nome nel corso della storia.

Xilografia

Durante la dinastia Sui ha avuto inizio anche l'arte della xilografia cinese. Questa si praticava in particolare per illustrare opere religiose e stampare sūtra buddhisti. La più antica xilografia a stampa ancora conservata è considerata l'illustrazione del frontespizio del sutra Vajracchedikâ Prajna Paramitâ, che data all'868 e fu scoperta nel 1907 a Dunhuang da Aruel Stein.

Musica

Le influenze provenienti dall'estero da registrare durante il periodo Tang riguardano anche la musica: soprattutto dall'Asia centrale furono ad esempio adottati diversi nuovi strumenti musicali, in particolare liuti, cetre e violini. Il guqin, noto già dalla dinastia Han, conobbe un periodo di prosperità. Seguì anche un vivace ricambio di musicisti. Nel periodo Tang anche la musica secolare si emancipò finalmente dalle radici religioso-cultuali ed acquisì autonomo significato.

Dinastia Song (960–1227)

Pittura

Nella dinastia Song raggiunse l'apice soprattutto la pittura cinese. I paesaggisti ad esempio acquistarono un'espressione più raffinata. Così a titolo di esempio l'immensità delle distanze spaziali fu accennata mediante contorni sfuocati, profili di montagne che sparivano nella nebbia o un trattamento quasi impressionistisco dei fenomeni naturali.

Un soggetto centrale della pittura Song erano anche raffigurazioni di animali e piante. Grande ammirazione riscosse ad esempio il suggestivo dipinto Lepre e ghiandaia di Cuī Bái (Tsui Po, 崔白, attivo 1068–1077), ma anche le creazioni dell'imperatore Huī Zōng (徽宗; 1082–1135), artisticamente dotato, del quale sono tra gli altri i Due fringuelli su steli di bambù. Altri rinomati pittori di animali e piante furono Mao I e Wén Tóng (文同; 1018–1079). Un'altra tendenza della pittura Song adottò infine temi buddhisti e, ad esempio, rappresentò spesso adepti del Buddhismo Chan.

Arte della lacca

Nel periodo Song raggiunse una prima prosperità la tecnica della lacca, già nota dalla dinastia Shang, che trovò in particolare applicazione per i vasi. Accanto a lavori monocromatici poté affermarsi anche la cosiddetta tecnica della lacca a fessura. Dopo che si era inciso il decoro nello strato di lacca superficiale, si sfregavano le cavità con oro e argento, mediante i quali si ottenevano particolari effetti ottici.

Tappeti

Nel periodo Song conobbero parimenti il culmine i tappeti cinesi, che ormai erano fabbricati quasi esclusivamente con il lino. Da un lato erano richiesti motivi floreali con piante, fiori, uccelli ed insetti, ma anche scene di paesaggi e rappresentazioni di uomini prese dalla vita di tutti giorni.

Porcellana

Già nella dinastia Yuan la porcellana, allora nota in Cina già da secoli, si era conquistata una posizione particolare nei confronti di altri tipi di ceramica quali soprattutto il celadon. Nel periodo Ming però l'arte cinese della porcellana raggiunse un primo culmine. Si affermò il cosiddetto stile bianco-azzurro: il colore azzurro era ottenuto in questo caso dall'alluminato di cobalto CoAl2O4). La porcellana manteneva il suo particolare splendore grazie alla vetrinatura finale applicata sulla pittura.

Accanto a motivi floreali-ornamentali prevalevano soprattutto rappresentazioni di animali. Le tecniche di produzione furono continuamente perfezionate. A Jingdezhen, "capitale" della porcellana cinese già a partire dal periodo Tang, sorsero numerose nuove manifatture. Per la prima volta la porcellana fu anche esportata in Europa su navi portoghesi, dove trovò rapido smercio presso le corti principesche.

Arte della lacca

Nel periodo Ming raggiunse un alto livello anche l'arte della lacca cinese. La lacca a fessura della dinastia Song fu soppiantata in misura crescente dalla cosiddetta lacca ad intaglio. Dalla lacca applicata in molteplici strati soprattutto su vasi, venivano intagliati modelli geometrici, floreali od ornamentali. Talvolta nascevano anche pretenziose rappresentazioni sceniche.

Nei colori dominavano le lacche rosse e nere; particolari effetti si raggiungevano mediante la combinazione di entrambi i colori nei diversi strati.

Dinastia Qing (1644–1911)

Letteratura

 Raffigurazione di Xu Bao, 1810

Anche la dinastia Qing ha prodotto numerose importanti opere in prosa. In particolare trovò diffuzione il romanzo cinese classico. Il più celebre rappresentante di questo genere, Il sogno della camera rossa (红楼梦 Hóng Lóu Mèng) di Cáo Xuěqín (曹雪芹; 1719–1763), fu composto verso la metà del XVIII secolo. Una satira sul sistema dei funzionari e degli esami imperiali dell'epoca è rappresentata dal romanzo di Wu Jingzi La storia non ufficiale della foresta dei letterati del 1749.

Yuan Mei creò la maggior parte delle sue numerose poesie, saggi e ritratti negli ultimi dieci anni della sua vita. La sua opera riflette l'interesse degli Yuan per il Buddhismo Zen ed il soprannaturale. Egli divenne famoso soprattutto per le sue poesie, celebrate come "insolitamente chiare e stilisticamente eleganti". Nella sua opera teorica sull'arte della poesia, il Suíyáan shīhuà (隨園詩話), mise in risalto l'importanza del sentimento personale come pure della perfezione tecnica.

Musica

La forma operistica cinese senza dubbio più celebre è l'Opera di Pechino. Anche se essa assunse la sua forma attuale solo nel XIX secolo, era già manifestamente popolare nel periodo Qing. L'intreccio, perlopiù molto ricco di allusioni, vive della sua mimica e gestualità fortemente coreografate. All'accompagnamento ritmico provvedono tradizionali strumenti a corda e a percussione cinesi.

Nonostante il suo nome l'Opera di Pechino ha le sue origini piuttosto nelle tradizioni operistiche locali, in particolare delle province di Anhui e Hubei, dalle quali provengono non solo due popolari melodie di grande importanza (Xipi ed Erhuang), ma anche la lingua arcaica impiegata nell'Opera di Pechino. Ma si possono provare influenze anche da parte della musica di Qinqiang. Come momento di nascita dell'Opera di Pechino si considera una rappresentazione di compagnie teatrali provenienti da Anhui in occasione del 60º compleanno dell'imperatore Qianlong nel 1790. Una scena collettiva con attori di Hubei nel 1828 portò l'Opera di Pechino nella forma essenzialmente ancora oggi vigente.

Pittura

All'inizio della dinastia Qing si erano definitivamente imposti i pittori letterati; i pittori di professione al contrario non giocavano più quasi alcun ruolo.

Sono da distinguere essenzialmente tre scuole: la cosiddetta scuola ortodossa vincolata a modelli tradizionali costruiva i suoi dipinti meticolosamente, linea per linea e tonalità per tonalità, evitando linee più sicure, ininterrotte e superfici semplici. Si rinunciava in gran parte anche agli artifici tecnici e al conseguimento di effetti speciali. Uno stile stile più libero praticava invece la scuola individualistica. I suoi esponenti lavoravano frequentemente con forme sciolte, incorporee così come con effetti di luce ed ombra e crearono così, tra l'altro, dipinti di paesaggi molto suggestivi e animati. Per gli stili di pittura e di vita addirittura bizzarri si fecero notare da ultimo i cosiddetti Otto Eccentrici di Yangzhou, sopraggiunti in seguito. Gāo Qípeì (高其佩; 1660–1734) ad esempio era solito dipingere i suoi quadri con le mani, le dita e le unghie. Come caso particolare infine si aggiunge ancora la pittura dei missionari gesuiti presso la corte Qing.

Celebri esponenti della pittura Qing sono Wáng Shímǐn (王時敏; 1592–1680), (吴历; 1632–1718), Shí Tāo (石濤; anche Daoji; 1642–1707) e Luó Pìn (羅聘; 1733–1799). Il principale pittore europeo in Cina fu Giuseppe Castiglione.

Porcellana

 Piatto in stile famiglia rosa

L'arte della porcellana cinese fiorita nel periodo Ming ebbe un ulteriore sviluppo sotto i Qing. Al disegno bianco-azzurro di impronta ornamentale un tempo dominante, successe d'ora in avanti un decoro colorato con rappresentazioni particolareggiate, ricche di figure. Ad esempio erano in voga scene della vita di corte o in campagna, rappresentazioni di romanzi classici o scene mitologiche. Si distinguono in particolare la famiglia verde e la famiglia rosa, denominate in base al loro colore predominante. Oltre a ciò vi era per contrasto la porcellana Dehua, puramente bianca, spesso utilizzata per sculture, che in Europa è chiamata spesso "blanc de Chine". Essa assumeva il suo colore intensamente luminoso mediante l'aggiunta di una notevole quantità di feldspato.

L'arte della porcellana Qing raggiunse un culmine sotto gli imperatori Kangxi, Yongzheng e Qianlong, che esportarono la merce in grande stile in particolare in Europa. A tale riguardo una certa diminuzione fu da registrare dopo che, nel 1709, alla corte di Augusto il Forte a Dresda riuscì per la prima volta la fabbricazione di porcellana in Europa.

Arte della lacca

Nella dinastia Qing con la lacca si rivestirono non più solo vasi, cassettine e simili, bensì d'ora in avanti anche mobili e soprattutto paraventi.

Per la prima volta nacque anche la cosiddetta tecnica della lacca di Coromandel: su fondo dipinto a colori venivano poi applicati parecchi strati di lacca. Dopo la completa asciugatura si intagliavano nella lacca disegni in filigrana, così che le superfici colorate sottostanti - spesso separate solo da barriere sottili come un capello - fossero in parte nuovamente visibili. In questo modo in parte nacquero lavori spiccatamente pretenziosi. Nel Linden-Museum a Stoccarda ad esempio si può vedere un paravento, che narra dettagliatamente della vita e delle opere degli Immortali taoisti.

Parimenti grande popolarità godette l'arte della lacca di madreperla, nella quale si introducevano nella lacca disegni e figure in filigrana fatti di madreperla. Un celebre esempio a tal fine è il sontuoso trono da viaggio dell'imperatore Kang Xi nel Museum für Asiatische Kunst a Berlino.

Epoca moderna

Letteratura

In particolare a causa delle influenze europee, la letteratura cinese dopo la caduta dell monarchia ereditaria conobbe nuovi impulsi. Pietre miliari al riguardo furono poste dal manifesto di Hu Shi del 1916 come pure dal cosiddetto Movimento del 4 maggio, che avevano entrambi abbracciato la causa del superamento del confucianesimo tradizionale e di una modernizzazione della cultura cinese.

Pittura

Dopo il crollo della dinastia Qing nella pittura cinese ebbe luogo una differenziazione fino ad allora non conosciuta. Molti artisti sotto molteplici influenze poltiiche e cultuali si staccarono dai modelli tradizionali e svilupparono stili estremamemte individuali.

I quadri di Báishí (齐白石; 1864–1957) si caratterizzano per strutture semplici e pennellate veloci, abili. Tra i suoi soggetti preferiti si annoverano scenari campestri, attrezzi agricoli, ma soprattutto raffigurazioni di animali e di piante particolarmente efficaci dal punto di vista realistico.

Bēihóng (徐悲鸿; 1895–1953) importò tecniche europee nella pittura cinese; è divenuto famoso ad esempio come pittore di cavalli al galoppo. Negli anni 1930 realizzò influenti dipinti come Tian Heng e i cinquecento ribelli, Jiu Fanggao e Pioggia primaverile sul fiume Lijiang. Alle moderne opere dell'arte europea si orientò Lín Fēng Mián (林風眠; 1900–1991), a lungo bandito dalla politica culturale ufficiale. Colori sgargianti, forme appariscenti e ricchi contenuti improntano la sua opera.

Arte nella Repubblica popolare cinese

Arte della lacca

Parimenti esportata fu l'arte della lacca cinese, sebbene in questo caso in generale si desse preferenza ai prodotti del Giappone. Al tempo della grande esportazione d'arte, infatti, il Regno delle Isole con il suo modello aveva da tempo superato la Cina in questo campo. Di grande considerazione godevano da un lato i mobili in lacca con dispendiose pitture e incrostazioni. Dall'altro si era soliti pannellare volentieri i gabinetti d'arte principeschi con elementi di paraventi smontati. Come collezionisti di lacche furono attivi tra gli altri il principe Federico Guglielmo di Brandeburgo nonché il re Carlo II d'Inghilterra; entrambi erano entrati in contatto per la prima volta con l'arte cinese durante dei soggiorni di studio in Olanda.

Tappeti

Un terzo bene d'esportazione che veniva richiesto erano i tappeti cinesi, che in particolare erano trasportati per nave verso Amsterdam e Londra e da lì distribuiti alle corti principesche europee. In seguito vennero imitati, in primo luogo nel quadro della moda delle cineserie, prima di diventare infine il punto di partenza di una propria, autonoma cultura dei tappeti europea.

La scoperta della letteratura cinese

La ricezione della letteratura cinese si fece attendere invece addirittura fino al 1900 circa. Per l'Italia, a parte le prime traduzioni dei testi classici confuciani a cura dei gesuiti Michele Ruggieri e Prospero Intorcetta nei secoli XVI e XVII, il primo incontro con la letteratura cinese si ebbe nel 1883 con Il dente di Budda, traduzione di Alfonso Andreozzi del grande romanzo Shuihu zhuan. Le liriche cinesi, attraverso l'adattamento francese del Livre de Jade (Parigi, 1867) di Judith Walter, ispirarono a Tullo Massarani il suo Libro di giada (1882) e ad altri letterati numerose fortunate antologie. Ancora oggi fondamentale per la conoscenza della cultura cinese fu poi il saggio di Guido Amedeo Vitale, Pekinese rhymes, (Pechino, 1896).

Nel XX secolo la conoscenza della cultura e della letteratura cinese si diffuse in tutta Europa, esercitando talora anche un'importante influenza su alcuni autori. Tra gli scrittori di lingua inglese, ad esempio, fu in particolare Ezra Pound a riprendere il metodo della lirica cinese. Un'ampia accoglienza ebbe anche La montagna di giada (1929) di Witter Bynner, un adattamento soprattutto di poesie della dinastia Tang.

In Italia, un contributo particolare alla conoscenza della Cina e della sua cultura venne anche dai libri di viaggio. Basti citare, per tutti, il racconto del viaggio del 1907 di Luigi Barzini e Scipione Borghese da Pechino a Parigi in automobile, e i resoconti di letterati e giornalisti tra gli anni '20 e '30, fino ad arrivare, negli anni '50, alla Cina divenuta Repubblica Popolare Cinese, di cui pure esistono importanti e significative testimonianze ad opera di giornalisti ed intellettuali italiani.

Proprio a partire dagli anni '50, le traduzioni, sempre più spesso direttamente dal cinese, hanno ampliato il loro ambito, abbracciando poesia, narrativa, saggistica e mettendo in luce l’opera di sinologi e traduttori di valore, Martin Benedikter per la poesia Tang, Renata Pisu, Primerose Gigliesi, Edoarda Masi per la narrativa e la saggistica.[1]